Changes
CHANGES
CD Naxos. – 2022
In Electric Counterpoint dell’americano Steve Reich, la chitarra è quella elettrica, accompagnata da 12 chitarre acustiche e 2 chitarre basso (tutte pre-registrate in una traccia separata); Reich riesce a disegnare un affresco che passa dalla meccanicità palpitante dell’incipit, al suggestivo e ipnotico colore onirico del II movimento, fino alla forza danzante del III movimento, che si snoda a tratti tra il funky e il pop.
Changes, di Elliott Carter, 102 anni di musica che hanno segnato il XX e XXI secolo, è uno dei capolavori del repertorio per chitarra: pezzo di grande difficoltà tecnica ed espressiva, richiede un’attenzione estrema a come il suono viene prodotto, alla precisione del dettaglio ritmico, al gioco delle durate, che lasciano emergere, in tutto il corso del pezzo, improvvise e inattese ombre tonali. I continui increspamenti ritmici, i cambiamenti repentini nella tavolozza dinamica e timbrica, disegnano un paesaggio picchi e avvallamenti continui.
I brani di John Cage sono una traduzione per chitarra (termine più appropriato di trascrizione, in questo caso) da originali per pianoforte. Nella versione di A Room la chitarra classica, attraverso l’inserimento di oggetti tra le corde, lascia intravedere un suono mondo timbrico completamente diverso dal solito. Nella traduzione di Dream, per chitarra elettrica, gli arpeggi tonali iniziali, sognanti e rassicuranti, si dissolvono progressivamente in un suono elettronico progressivamente riverberarante, fino a dissolvere ogni armonia in una miscela di suoni omogenea e malinconica.
Percussion Study n.3 (da non confondere con il più noto n. 1) di Arthur Kampela è un pezzo ai limiti: limiti esecutivi e limiti della percezione, in quanto costruito su una texture fatta di micro gestì compositivi, timbrici e ritmici che quasi racconta l’inafferrabile ritmo di una giornata newyorkese; un flusso continuo di evocazioni emerge dalla musica d’avanguardia, dal samba, dal rumore, dal tango… La chitarra sembra entrare indiscreta nel mondo percettivo dell’ ascoltatore attraverso una miriade di frammenti finchè nel catartico finale, la voce del chitarrista richiama ad una quiete straniante e paradossalmente inquietante: così, il finale richiamo al silenzio lascia attonito e solo l’ascoltatore.
Ipiece è un grande affresco per chitarra e suoni elettronici ottofonici.
Scritto da James Dashow per Arturo Tallini, il brano moltiplica a dismisura la chitarra, facendone un vero ‘strumento aumentato’ e creando sezioni contrastanti, da un lirismo siderale ad un dialogo dati tratti spigolosi, dal ritmo imprevedibile che appare come inarrestabile. Ipiece nasce nella mente del compositore come piece satirica quasi teatrale, in cui l’interprete agisce attorialmente oltre che suonare. Nel CD si ascolta la versione solo musicale, la prima ad essere stata composta dal grande compositore americano.